Addio Mario Monicelli

Un ultimo saluto al maestro

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    Addio a Mario Monicelli: dolore e shock
    per il suicidio dell'ultimo grande maestro

    Ai medici aveva detto: «Mi sento solo e depresso»
    Niente funerale, omaggio a Monti e poi alla Casa del cinema


    Per l'ultimo saluto su FB, cliccate qui: https://www.facebook.com/note.php?note_id=1...116529945037728

    ROMA (30 novembre) - Dolore e shock nel mondo del cinema italiano, dopo la tragica morte del maestro della commedia all'italiana. Mario Monicelli, 95 anni, si è tolto la vita lunedì sera gettandosi da un balcone dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato dal giorno prima per un tumore alla prostata.

    «Mi sento solo, depresso, abbandonato», avrebbe confidato Monicelli a uno dei sanitari che lo aveva in cura. Secondo quanto si apprende il regista sarebbe arrivato l'altro ieri all'ospedale San Giovanni da solo proprio per sottoporsi alla terapia. Ma era già arrivato, si apprende, «profondamente depresso e sconfortato».

    «Non è una tragica fine, è un uomo che ha vissuto», ha detto Niccolò Monicelli, nipote del regista. «Mi sembra che di messaggi ne abbia lasciati tanti - risponde a chi gli chiede se Monicelli abbia in qualche modo manifestato alla fine le sue intenzioni alla famiglia -: ricordatelo con i suoi film».

    Non ci saranno funerali, ma un saluto a Monti, il quartiere dove viveva e a cui aveva dedicato il suo ultimo cortometraggio (Vicino al Coloseo c'è Monti) e poi un ultimo omaggio alla Casa del cinema.

    Il nipote del regista, che stamattina è insieme al resto della famiglia alla camera mortuaria dell'ospedale San Giovanni, dove erano presenti l'ultima compagna, Chiara Rapaccini, e le tre figlie, ha anche precisato che la salma di Monicelli sarà cremata «in forma privata alla presenza della sola famiglia». «La famiglia non ritiene necessario fare un funerale», ha aggiunto, sottolineando che tutto verrà fatto «nel rispetto della volontà di Mario Monicelli e di tutta la famiglia».

    «Come sindaco di Roma offro ai familiari di Mario Monicelli la possibilità di allestire in Campidoglio la camera ardente», ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Siamo di fronte a un grande testimone della cultura contemporanea, oltre che ad un grande regista. Per questo Monicelli merita d'essere accolto in Campidoglio. Attendo la risposta. Abbiamo un grande rispetto per la sua figura e a lui va tutto il nostro compianto». Viareggio, la città toscana dove monicelli era nato il egista nato a Viareggio il 16 maggio 1915, ha proclamato il lutto cittadino.

    Un estremo gesto di libertà, commenta oggi l'attrice Stefania Sandrelli, tre film con il regista. E lo scrittore Vincenzo Cerami spiega che nessuno meglio di lui ci ha raccontato la storia d'Italia. Un ricordo del grande regista è stato fatto anche alla Camera all'inizio della seduta odierna. Massimo Ranieri: era un regista immenso.

    Anche per la sua vita Monicelli «ha voluto inventarsi un finale». Ne è convinto Carlo Vanzina, che proprio con il regista de I soliti Ignoti cominciò tanti anni fa a fare cinema, «ha preferito uscire di scena così, in modo cinematografico». E invita a ricordarlo «senza tristezza, ridendo, come nel bellissimo finale di Amici Miei».

    «Mario ci mancherà troppo. Lo abbiamo provato varie volte: la gente, il pubblico lo adorava. Io lo
    veneravo come tante persone che fanno il nostro mestiere. La sua arguzia, la sua ironia erano uniche», ha detto Ezio Greggio. «Deve aver capito che non ce la faceva più a girare film, la cosa più importante della sua vita e ha deciso di uscire di scena con il coraggio che viene a chi è disperato e la dignità di chi sa che non può più sognare e far sognare. Ciao Mario, salutaci Totò, Sordi e Manfredi».

    «Di Mario Monicelli non può essere ricordato questo o quel film, perché Monicelli non solo è stato il padre della nostra commedia ma ha incarnato il cinema italiano, dandogli immagine e parola, nel momento in cui queste andavano spegnendosi nel tramonto del neorealismo. Sarebbe retorico e ingiusto, oggi, citare un suo possibile erede. No, Mario Monicelli non lascia eredi degni del suo genio, della sua saggia, meravigliosa leggerezza, della sua abilità a dirigere attrici e attori straordinari». Lo dichiara Umberto Croppi, assessore alle Politiche culturali di Roma Capitale.


     
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